Ieri gli amici di Musei, Tradizioni e Territorio hanno seminato nella loro San Mauro Forte, nel Materano, quattro quintali di grano Saragolla donato dalla nostra cooperativa agricola Casa delle Agriculture. Proprio lì, nella sua "patria", questo seme antico è stato soppiantato nel tempo da una varietà moderna. A Castiglione, invece, lo coltiviamo sui terreni concessi in comodato d'uso e lo abbiamo donato ai giovani di San Mauro nell'ottica della creazione di un'alleanza per la restanza sui territori marginali.
Patti di alleanza
Intorno alla rivalutazione, riscoperta e messa in comune di un pregiato grano duro tradizionale del sud Italia, si è creata un’alleanza territoriale inedita che mette insieme i punti di forza dei due territori per evolvere insieme. Il Salento con Casa delle Agriculture, che da più di dieci anni pratica un ritorno alla terra solidale e inclusivo e che ha realizzato recentemente un virtuoso Mulino di Comunità, e San Mauro Forte, in Lucania, territorio a vocazione agricola di qualità, con Musei, Tradizioni e Territorio. Entrambi i territori sono alla ricerca delle strategie per la restanza.
Il cambiamento coltivato attraverso l’arte
La connessione si crea attraverso una pratica artistica di relazione coltivata da Luigi Coppola in seno alle due comunità. L’artista, che da molti anni è co-attivatore del collettivo di Casa delle Agriculture, attraverso l’invito di Matera Capitale delle Cultura 2019, all’interno dei progetti culturali Gardentopia e So Far So Close, con i progetti “Utopia nella Realtà” e “Il Paese dell’Abbondanza” ha coinvolto le due comunità, provando a creare un orizzonte di azione comune.
Perché il Saragolla Lucano
Il Saragolla è un grano duro tradizionale, con un bellissimo chicco dorato di forma allungata, introdotta in Italia Centro-meridionale in particolare in Lucania dalle popolazioni balcaniche di origine medio-orientale nel 400 d.C. Il termine Saragolla (chicco giallo) sembra proprio derivare dal bulgaro antico. Il Saragolla è una varietà Khorasan, una delle famiglie di grani che ha avuto più successo nella storia dell’umanità, selezionato già dagli egizi (Grano del Faraone) come grano pregiato grazie alle sue importanti caratteristiche nutraceutiche e alla sua digeribilità, fino a far le fortune di Kamut l’azienda statunitense che nel 1989, con un’abile operazione di marketing, ha messo il cappello sul grano sulla sottospecie turanicum della varietà di khorasan (Triticum turgidum il nome scientifico). Il grano saragolla, come tutti quelli della famiglia khorasan è nutriente, salutare e altamente digeribile. È particolarmente apprezzato dagli intolleranti ai prodotti del grano comune per la sua bassa quantità di glutine (non ne è privo, quindi non è comunque adatto ai celiaci). Al contrario, ha un alto contenuto di selenio e beta carotene, eccellenti antiossidanti.
Di recente, un team di ricercatori dell’Università di Firenze in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi ha rilevato come consumare prodotti a base di khorasan riduca i fattori di rischio cardiovascolare come il colesterolo totale, il colesterolo LDL e la glicemia, oltre a risultare meno dannoso per l’apparato intestinale. Il saragolla è un grano a ciclo precoce, duro e ambrato e presenta un fusto alto fino 180 cm. Ha la cariosside, cioè l’involucro del seme, nuda e allungata più di quella di qualunque altro frumento e la sua farina è di colore giallo intenso. Rispetto ad altri tipi di grano resiste molto di più ai parassiti e si presta quindi molto bene alla coltivazione biologica. Il declino del grano saragolla comincia alla fine del ‘700 quando le conquiste coloniali e l’incremento demografico provocano l’importazione di grani duri molto produttivi dal Nord Africa e dal Medio Oriente. L’ibridazione delle spighe, messa in atto all’inizio del XX secolo, ha accentuato la sua emarginazione.
Il progetto di alleanza per il recupero
Attualmente in commercio si trova comunemente la versione nanizzata del Saragolla, brevettata negli anni ’60. Il “saragolla lucano” con le più interessanti caratteristiche antiche, invece, è coltivato da una piccolissima nicchia e il costo del seme è proibitivo, più di 200 euro al quintale. Per la semina del 2020 Casa delle Agriculture ha donato il seme di “saragolla lucana” a San Mauro per avviare il processo riproduttivo, proprio in Basilicata, nel territorio di adozione di questa varietà in Italia. Il grano coltivato dai giovani dell’associazione sanmaurese produrrà i semi di un percorso che si vuole aprire il più possibile ai contadini e agricoltori dei territori. I grani coltivati a San Mauro torneranno poi dopo a Castiglione per essere selezionati e confezionati per generare una filiera virtuosa intorno a questo grano duro pregiato.
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