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Immagine del redattoreCasa delle Agriculture Tullia e Gino

Il Parco Comune dei frutti minori: il nuovo progetto di Casa delle Agriculture

Circa venticinque anni di attivismo, gli ultimi tredici nelle vesti di Casa delle Agriculture, si riversano ora nel progetto che segnerà il 2024, quello del Parco Comune dei Frutti Minori, vincitore dell'avviso pubblico "Puglia capitale sociale 3.0" della Regione Puglia. Una visione figlia di una lunga gestazione, almeno a partire dal 2014, quando è sorta la prima intuizione di trasformare l'anello di tratturi e campagne intorno a Castiglione d'Otranto - interi areali spesso abbandonati e consegnati all'oblio - in un attrattore in grado di narrare e valorizzare il recupero agricolo e valoriale avviato con la Notte Verde, un unicum nel panorama pugliese. Quella residenza con artisti provenienti da ogni parte del mondo, nell'aprile di dieci anni fa, ha contribuito a mettere a dimora i primi semi di quest'idea. Nel frattempo, siamo cresciuti anche noi e con noi la nostra consapevolezza, che ci ha portato ad immaginare che quel Parco informale possa diventare un vero e proprio polo rurale fruibile da tutti. Una infrastruttura, al pari del Mulino di Comunità e del Vivaio dell'Inclusione, per implementare la cultura dell'"indietro nessuno" - né persone con disabilità né migranti né bambini né anziani - e della salvaguardia dei beni comuni perché il territorio, attraverso il progetto, potrà essere conosciuto, mappato, manutenuto, tutelato, vissuto.

Per rendere possibile tutto ciò, ci stiamo impegnando nell'architettura di una rete di servizi accessibili assolutamente inesistente al momento; in azioni di fruizione concreta anche attraverso l'uso del braille, LIS, comunicazione aumentativa alternativa, mappe concettuali; nella formazione di "guide della restanza"; nell'acquisto di attrezzature specifiche. Con l'obiettivo di provare a gettare le basi di una possibile economia virtuosa che aiuti chi voglia non solo a restare, ma farlo con passione civile per gli altri e per il territorio. Perché, per dirla con le parole di Vito Teti, "restare significa mantenere il sentimento dei luoghi e camminare per costruire qui ed ora un mondo nuovo, anche a partire dalle rovine di quello vecchio. Sono i rimasti a dover dare senso alle trasformazioni, a porsi il problema di riguardare i luoghi, di proteggerli, di abitarli, renderli vivibili.

[...] Il villaggio e la comunità da raggiungere non stanno indietro nel tempo, ma vanno raggiunti qui e ora, costruiti giorno per giorno":

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