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  • Immagine del redattoreCasa delle Agriculture Tullia e Gino

25 Aprile, “cum panis”


Questo pane è grande, più delle sue dimensioni. E la sua grandezza non si misura (solo) in chilogrammi, ma nella condivisione a cui è destinato. È pane grande, è pane che dura, che dà da mangiare ai tanti, che non coltiva egoismi ma partecipazione. È unità che si divide per diventare parte, un pezzo soltanto, ma un pezzo ciascuno, per ogni persona in ricerca, con fame di valori di solidarietà e ideali di libertà. È divisione che tende a un'unità finale e più profonda, è la condivisione di un pasto terreno e mistico, ideale e materico, politico: “cum panis”.


“Sì, Compagni, perché è un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino “cum panis” che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze.

È molto più bello Compagni che “Camerata” come si nominano coloro che frequentano lo stesso luogo per dormire, e anche di “Commilitone” che sono i compagni d’arme.

Ecco, noi della Resistenza siamo Compagni perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame ma anche, insieme, vissuto il pane della libertà che è il più difficile da conquistare e mantenere.

Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra di aver risolto il problema dell’esistere e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione. All’erta Compagni! Non è il tempo di riprendere in mano un’arma ma di non disarmare il cervello sì, e l’arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza. Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite. Altri sono i problemi della nostra società: la pace, certo, ma anche un lavoro per tutti, la libertà di accedere allo studio, una vecchiaia serena; non solo egoisticamente per noi, ma anche per tutti i cittadini. Così nei diritti fondamentali della nostra Costituzione nata dalla Resistenza” (Mario Rigoni Stern, lettera inviata all’Anpi di Treviso nel 2007).






Ingredienti del “pane della condivisione”

Le fette, che sono state donate a quanti ieri sono passati dal nostro Mulino di Comunità, sono parte di un pane da 6kg, frutto della sapienza del panificatore Andrea Cirolla, fondatore del forno “Sette Croste” di Galatina e membro del gruppo “Panificatori agricoli urbani”, che riunisce i migliori fornai d’Italia. Pensato appositamente per celebrare il 25 aprile su richiesta della cooperativa e dell’associazione Casa delle Agriculture Tullia e Gino, tiene insieme il Salento e le Langhe, due terre che hanno visto partire e combattere numerosi partigiani che hanno sacrificato la propria vita per liberarci dal regime nazifascista.

Per il “pane della condivisione” sono stati impiegati 2 kg di farina di grano tenero del Mulino Sobrino (Cuneo); 2kg di farina di grano tenero Gentil Rosso e 2 kg di farina di farro dicocco, entrambe della cooperativa agricola Casa delle Agriculture; lievito madre di tipo 2 di farine Sobrino e farro Monococco Casa delle Agriculture; sale; olio extravergine d’oliva.



Ass. e coop. Casa delle Agriculture, Castiglione d’Otranto

per il 76° anniversario della Liberazione dal regime nazifascista

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